Due realtà piemontesi e una emiliana unisonò le forze, “Decolalizzare? Non va più di moda.

La filosofia è semplice: aggregare le eccellenze italiane della filiera dei ri­cambi per il settore automotive (au­to, mezzi pesanti ed agricoli), per di­ventare un punto di riferimento sfruttando le sinergie tra le varie realtà. È il motivo per cui a fine 2019 è nato il progetto torinese Holding Parts (HParts), promosso dal gruppo Hind (Holding Industriale). Attualmente, HParts comprende tre azien­de: Air Top Italia, produttore di filtri aria abitacolo, con sede a Soliera, nel Modenese, nella galassia Hind già dal 2015; Coram, realtà torinese (sede a Cavour) che produce cusci­netti reggispinta frizione, cuscinetti e kit tendicinghia e mozzi ruota; Gpc Filters, società di Poirino, sem­pre nel Torinese, specializzata nella produzione di filtri aria abitacolo.

«Obiettivo primario del progetto – spiega Gaetano Riccio, ammini­stratore delegato di HParts – è stato quello di riunire aziende con un Dna comune, basato su qualità del prodotto, forte internazionalizzazio­ne a livello di mercati raggiunti, lo­calizzazione delle fabbriche in Ita­lia, capacità di essere flessibili, di avere un “time to market” molto ra­pido e, soprattutto, di essere allinea­ti alle esigenze dei clienti. Questi ul­timi variano dai clienti di primo im­pianto “Oem oriented” ai distributo­ri che operano nel settore dell’aftermarket indipendente».

La decisione di procedere con le ultime due acquisizioni, quelle di Coram e Gpc, che si sono realizzate a fine 2019, è dovuta alla volontà di accelerare il processo di crescita per linee esterne e di non basarsi unicamente sulla crescita organica della singola azienda. HParts vanta così un fatturato complessivo di 18 milioni di euro a fine 2020, ma pun­ta a raggiungere i 30 milioni entro il 2024. Questo consentirà di migliora­re ulteriormente la capacità del gruppo a livello di investimenti.

Per essere sempre più performanti e competitivi, al management vie­ne richiesta una forte capacità di es­sere trasversale nelle decisioni e di apportare e diffondere le competen­ze e le conoscenze a tutte le aziende del gruppo. Va in questa direzione anche la scelta di centralizzare il più possibile le attività di pianifica­zione strategica, acquisti, controllo di gestione e risorse umane, di coor­dinare il marketing e la comunica­zione e di creare sinergie logistiche, produttive e distributive, anche per snellire i rapporti con clienti e forni­tori. «L’aggregazione permette di ot­tenere vantaggi che per una singola azienda sarebbe più complicato e costoso raggiungere: questo è il mo­tivo che di base ci ha portato alla creazione di una holding e resta il fil rouge dominante anche in virtù del­le prossime acquisizioni», prosegue Riccio. E aggiunge: «Abbiamo aper­to una serie di trattative con azien­de che sono interessate al progetto HParts perché si sono rese conto che far parte di un gruppo che ha una logica di sviluppo industriale del business non può che portare dei benefici».

Il gruppo ha un canale privilegia­to con il distretto piemontese, po­tendo contare su molti clienti loca­lizzati nella regione, così come su fornitori, sia di componentistica sia di materie prime che terzisti. L’in­tenzione, per il futuro, è di mantene­re e coltivare le partnership già esi­stenti e di sviluppare sempre di più questo rapporto con il distretto piemontese.

Le difficoltà relative al reperimen­to delle materie prime di queste set­timane stanno facendo venire al pet­tine i nodi legati alla forte delocaliz­zazione di molti processi produttivi verso l’Estremo oriente. «Siamo con­tenti che si stia riscoprendo l’impor­tanza di produrre in Europa e di ave­re una catena di approvvigionamen­to delle materie prime e dei componenti più corta – conclude Riccio. Credo che questo tipo di problemati­che nel giro di due o tre anni cambie­ranno fortemente gli scenari e ne beneficeranno tutte le aziende italia­ne che hanno continuato ad investi­re in Italia e che hanno mantenuto le produzioni nel Paese».

La Repubblica, HParts 20.07.21